Intervista del Corriere della Sera a Luca Degani

Fonte: articolo completo del Corriere della Sera di Fausta Chiesa

Le ripercussioni su chi lavora con il pubblico, gestisce gli asili nido, i centri per anziani. La stima di Confcooperative Lombardia per la prima settimana di stop, 20mila lavoratori coinvolti.

Cinque milioni di euro di danni economici al giorno, nella prima settimana di chiusura della scuole e di altri luoghi pubblici che ha fermato le attività di 20mila lavoratori delle cooperative in Lombardia. Una prima stima di Confcooperative Lombardia arriva a una settimana esatta dallo scoppio dell’emergenza. Oltre al turismo, alla moda e ad altri settori del made in Italy, il Coronavirus colpisce anche l’economia sociale e tutte quelle realtà che lavorano in particolare con i luoghi aperti al pubblico come asili nido, centri di aggregazione e musei.

Le “Pmi” del volontariato, cioè le piccole realtà, hanno difficoltà a vivere con questo stato di emergenza. «Con la chiusura delle scuole – spiega Giovanni Carrara, membro della presidenza di Confcooperative Milano, Lodi Monza Brianza – i servizi educativi gestiti dalle realtà del Terzo settore sono fermi. Pensiamo a tutte quelle imprese cooperative sociali che gestiscono asili nido, gestione centri di aggregazione giovanile, servizi per persone anziane o con problemi di disabilità. Oppure alle coop sociali di tipo B che fanno attività nei musei o in altri ambiti della cultura. Sono tantissime le realtà di questo tipo». «Abbiamo chiesto alla Regione e ai ministeri di avere strumenti di sostegno per i lavoratori coinvolti, come la cassa integrazione in deroga», aggiunge Carrara.

Il settore conta i danni con un lavoro di mappatura dei diversi settori di attività economica e – comunica LegaCoop Lombardia – «con il presidio dei tavoli di lavoro nazionali, regionali e locali in cui stanno confluendo, ora dopo ora, tutte le istanze della cooperazione, per non depauperare il patrimonio economico e sociale delle imprese ed essere utili nella gestione della attuale fase emergenziale nel contenimento del Covid-19».

«Le case di riposo, che oggi si chiamano Rsa – dice Luca Degani, presidente di Uneba Lombardia – hanno ricevuto immediatamente indicazioni chiare a tutela degli ospiti come quella di limitare fortemente gli accessi di familiari e di non far entrare i bambini sotto i dodici anni. Nelle zone del lodigiano e del cremonese vicino alle zone rosse si è comunque deciso di impedire quasi completamente l’accesso ai parenti».

A livello economico e organizzativo il problema delle strutture residenziali è l’assenza motivata dal virus di parte del personale. «C’è una struttura del basso cremonese in cui una decina di dipendenti abita nelle zone rosse. Come recuperare il costo di queste persone (qualche centinaio) che vengono pagate dal datore di lavoro pur restando a casa a tutela degli ospiti?».

Un esempio di attività ferma e che difficilmente potrà riprendere a breve è Dialogo nel Buioil percorso sensoriale fatto con guide non vedenti. «A Dialogo nel Buio – spiega Rodolfo Masto, presidente dell’Istituto dei Ciechi di Milano – da settembre a giugno tutte le mattine ospitiamo circa 300-400 ragazzi al giorno che sono guidate da persone assunte. Le visite sono sospese in questi giorni di chiusura delle scuole, ma poi chi verrà, visto che è un’esperienza basata sul tatto?». Masto stima un danno di 500mila euro per l’Istituto dei Ciechi. «Tutta l’economia che si basa sulle prestazioni ne risentirà – dice – perché le prestazioni non possono essere svolte ma non abbiamo lavoratori dipendenti».

Altro esempio è il giornale di strada Scarp de’ tenis che normalmente è distribuito da persone in difficoltà, nel mese di marzo sarà venduto in versione digitale anziché cartacea. A causa delle limitazioni imposte in seguito all’emergenza da Coronavirus la distribuzione e la vendita tra la gente hanno dovuto essere sospese nei giorno scorsi. Il nuovo numero di Scarp de’ tenis è in vendita in formato digitale e scaricabile al link social-shop.it a 3,5 euro. La storia di copertina è dedicata questo mese al cantautore Angelo Branduardi e al suo nuovo disco ispirato alla monaca benedettina Hildegard Von Bingen.

«La nostra richiesta – aggiunge il presidente di Legacoop Lombardia Attilio Dadda – è di rendere proporzionale e graduale la ripresa delle attività economiche fuori dalla zona rossa per non estendere il blocco a tutto il tessuto economico della Regione. Tra le azioni da intraprendere nel più breve tempo possibile: l’attivazione di Fondo d’Integrazione Salariale e Cassa integrazione anche straordinaria e fondi ad hoc per i lavoratori sospesi dall’attività e segregati al proprio domicilio e per tutti i lavoratori dei servizi sospesi dall’Ordinanza. Per le imprese che hanno subito un blocco superiore al 30% dell’attività complessiva, il differimento dei pagamenti e delle scadenze, azioni per la liquidità, per il rilancio commerciale e la salvaguardia occupazionale».

«In questi giorni segnati dal Coronavirus stiamo correndo diversi rischi, sociali oltre che sanitari ed economici – afferma Ivan Nissoli, presidente del Centro di Servizio per il Volontariato Città Metropolitana di Milano. Senza entrare nel merito delle responsabilità, crediamo che un ruolo molto importante di collante debba essere mantenuto dai cosiddetti corpi intermedi e, tra questi, quello agito dal volontariato organizzato. È importante continuare a costruire fiducia, relazioni e legami tra le persone (e tra queste e le istituzioni). Riteniamo necessario continuare, pur con le dovute precauzioni sanitarie, a esserci vicini, a non isolarci in casa, a prestare attenzione ai più deboli che possono essere doppiamente esposti ai rischi sanitari, perché spesso meno informati e più isolati: gli anziani, i senza fissa dimora, gli immigrati, i malati psichiatrici e tutte le altre categorie fragili. È proprio nei momenti di difficoltà che serve maggiore coesione, impegno e fantasia».

Il Centro di Servizio per il Volontariato – Città Metropolitana di Milano manterrà gli uffici aperti nella sede di piazza Castello 3 per i cittadini che desiderassero avere un incontro diretto, rinviando e non annullando alcune attività formative già in calendario. «Insieme al Terzo settore milanese – conclude Ivan Nissoli – non dobbiamo fermarci, come per altri motivi sollecita anche la campagna #milanononsiferma, ma dobbiamo starci vicini, anche con una telefonata in più (su questo ricordiamo la campagna di Civil Week), e cercare di valorizzare in termini di innovazione e apprendimento quello che questa condizione di disagio ci impone di ripensare».